stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
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G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
Numero 04/2016
Enea Morrone
Ciao Umberto. Te ne sei andato in silenzio, mentre mettevi mano al “si stampi” del tuo ultimo libro. La cerimonia funebre invece è stata musicale e solenne, laica come volevi, perché dai tuoi 20 anni non eri più cattolico, sarà stata colpa di San Tommaso, sarà stata colpa del tuo nome. Un nome che significa “splendido gigante”; anche il tuo cognome non era per caso: la tua dipartita ha suscitato una grande eco nel mondo, perché i nomi sono, quasi sempre, la conseguenza delle cose. Perché Umberto Eco lascerà, sicuramente per sempre, un ricordo di un intellettuale completo, integrato, importante ma mai ingombrante. Perché i tuoi libri - quanti ne ho letti! - non sono mai stati banali.
Ti ho conosciuto, letterariamente parlando, con “La bustina di Minerva”, dove dispensavi argute riflessioni che illuminavano le ultime pagine di un settimanale, “L’Espresso”, che non ha mai smesso di considerarti un pilastro della cultura italiana e mondiale. Un gigante della cultura, questo sei stato, a me evidente non solo dalla lettura de “Il nome della rosa” ma anche dal “Trattato di semiotica generale”. Sei stato giornalista, professore universitario, funzionario RAI, scrittore, traduttore, saggista ed infine editore. Potrei citare tanti titoli, professionali, accademici e letterari, ma per me sei stato “l’Esperto di Comunicazione”, quello che prendevo ad esempio nello spiegare tanti fenomeni mediali, quello che citavo spesso, anche involontariamente.
Ho studiato all’università una materia, la semiotica, che prima di te non esisteva. Ho fatto un corso di laurea che deriva in gran parte dalle tue intuizioni, dai tuoi saggi, dai tuoi allievi che ne sono diventati professori. Mi sento dunque, forse impropriamente, un tuo allievo, un tuo seguace, ma tu rideresti nel leggere queste frasi, perché non amavi i fanatici di qualsiasi cosa ed eri più liberale di tanti che mettono questo aggettivo dappertutto. La tua ultima battaglia, quella contro la “Mondazzoli” l’hai fatta nel nome della concorrenza, della libertà di pensiero: altri avrebbero semplicemente preso un bell’assegno e chinato il capo al nuovo padrone giustificandosi con il motto “così va il mondo”. Tu invece il mondo lo sapevi analizzare, lo sapevi anticipare e capivi prima degli altri per cosa valesse la pena schierarsi.
Ti do del tu perché mi piace ricordare il tuo stile elegante ma mai ossequioso verso i “grandi”, uno stile che condivi di ironia e arguzia, a volte salace, come quando hai criticato gli imbecilli che scrivono sui social network, dimenticando forse che la storia della comunicazione è piena di imbecilli, che forse hanno più onorificenze di te, ma che per fortuna scompaiono presto nel dimenticatoio.
Umberto Eco resterà per sempre nella storia della letteratura mondiale, noi Italiani dobbiamo essere orgogliosi di avere avuto un concittadino così illustre, così italiano e così cosmopolita, capace di vedere il futuro meglio di altri e di non dimenticare il passato, anzi traendo da esso un paragone con il presente sempre illuminante.
Da tuo lettore, studioso, ammiratore, mi auguro di vedere presto aule universitarie, fondazioni, musei e vie con il tuo nome. Un nome importante, un nome da gigante.
Ci mancherai Umberto, ma gli echi della tua sapienza saranno sempre con noi.
Nomina sunt consequientia rerum
lunedì 29 febbraio 2016