stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
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G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
Numero 03/2016
Susi Ciolella
Avevo visto le luci lampeggiare e la sirena mi era arrivata nella mente come una sveglia.
Ero vicino all’ingresso di casa e l’ambulanza era sfrecciata via veloce.
Non poteva che esserci lui dentro, ma non avevo fatto niente, nessun gesto per fermarla.
Il delirio di questi giorni, le decine di telefonate cadenzate come una goccia di pioggia nera, mi avevano riportato in quella specie di autismo che per anni aveva caratterizzato la mia vicinanza a lui.
All’ospedale le condizioni mediche erano apparse immediatamente gravi. La sua vita era in bilico e lui in uno stato di abbandono e degrado evidente.
Si era fatto trovare nel teatro degli orrori, con gli escrementi sul corpo e uno stato mentale, sul filo della follia.
Sapevo che quella scena era la sua punizione per averlo smascherato. Avevo osato ricordare l’inimmaginabile, l’orrore, nascosto dentro un’amnesia del dolore che mi aveva fatto cadere nell’oblio della memoria.
Nei suoi occhi avevo riconosciuto gli occhi del predatore, in quel gioco al massacro in cui il terrore tante volte mi aveva immobilizzato, quel grido rotto in gola nell’oscurità che ci avvicina all’abisso dove in fondo non c’è luce ma ombre oscure.
Come può essere che la purezza sia infranta, violata, senza che faccia nessun rumore?
Come può andare in frantumi, cosi nel silenzio assordante di quelle immagini mute?
Non avevo provato pena nel vederlo cosi, rantolante, avevo cercato nella mente quell’impulso che mi aveva avvicinato lentamente a lui, una corsa dentro il cervello tra paura, odio e coraggio mi aveva spinto oltre, volevo ucciderlo. Ammazzarlo, come lui aveva ammazzato la mia infanzia.
Ero arrivata al limite, ho guardato oltre il confine della ragione. Lì dove non esiste ragione.
Sono caduta a terra, le mani paralizzate dal panico, ho ascoltato il mio respiro, prima veloce e poi piano. Ho smesso di avere paura della paura. Ho provato compassione per quella bambina, per la sua forza.
Avevo cavalcato il drago dentro di me, con coraggio.
Mi sono avvicinata a lui, ho guardato negli occhi l’orco e ho ritrovato quell’infanzia che mi aveva rubato.
Ho guardato negli occhi mio padre e ho vinto.
TRACCE
lunedì 15 febbraio 2016