stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
Numero 04/2016
Patrizia Vindigni
La bestia a volte dorme per lunghi periodi. Non è in agguato, attende solo di risvegliarsi, per agire, per cacciare, per realizzare con barbarie i propri piani, a volte per tutelare se stessa nei propri figli. All’origine dell’omicidio di Giuseppe e Giovanna Giammona, fratello e sorella, pare vi sia stato un inutile, non necessario, tentativo di difendere i figli del boss Totò Riina da un rapimento.
I Riina pare avessero avuto notizia che dei rivali, facenti parte delle cosche perdenti sul territorio, stessero preparando un piano contro di loro e che, in questo piano, fossero coinvolti i membri della famiglia Giammona. Questa ipotesi aveva portato alla decisione di eliminare i presunti responsabili di un’eventuale futura azione contro la famiglia di uno dei boss di Corleone. Dalle successive testimonianze di pentiti di Cosa Nostra, tra cui Giovanni Brusca, si è poi saputo che non solo non vi era la certezza dell’esistenza di questo piano, ma anche che i Giammona erano del tutto estranei alla parte mafiosa di Corleone.
Bagarella e Riina però decisero che occorreva agire e questo anche contro il parere negativo di Bernardo Provenzano, che non avrebbe voluto creare inutile attenzione su Corleone.
La sorte dei Giammona fu quindi designata. Nel gennaio 1995 Giuseppe Giammona fu ucciso nel suo negozio. Un mese dopo, il 25 febbraio, in un agguato di chiaro stampo mafioso, degli assassini spararono contro l’auto in cui si trovava Giovanna Giammona, con il marito Francesco Saporito e i due figlioletti. Giovanna e Francesco non sopravvissero ai colpi esplosi contro di loro, mentre il bambino di pochi mesi, tutelato dal corpo dalla mamma che gli fece scudo, e quello di quattro anni, che si trovava sul sedile posteriore, furono trovati sani e salvi all’interno dell’auto. Miracolosamente vivi.
Nel processo che ne seguì fu ascritta una responsabilità per queste uccisioni anche al figlio di Totò “u curtu”, Giovanni Riina anche se, materialmente, non partecipò agli agguati.
Tre morti per tutelarsi da un rapimento su cui non vi era neanche la certezza che fosse stato progettato ma la bestia assopita si era svegliata e aveva morso fino ad uccidere.
La madre dei Giammona, Caterina Somellini, costituitasi parte civile, ha lottato per ottenere giustizia e ha dovuto faticare per ottenere il riconoscimento di familiare di vittima di mafia, riuscendoci nel 2012 grazie all’intervento del Presidente della Repubblica Napolitano, proteggendo in questo modo i figli di Giovanna Giammona, i bambini sopravvissuti all’agguato.
L’uccisione dei Giammona
lunedì 29 febbraio 2016