stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
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G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
Numero 04/2016
di Ludovica Morico
La Reggia di Carditello è una tenuta reale in provincia di Caserta, risalente alla metà del Settecento, l’epoca Borbonica. Un tempo utilizzata come tenuta di caccia e azienda agricola specializzata nell’allevamento di prestigiose razze equine, in giorni più vicini a noi il suo destino è stato sicuramente meno felice di un tempo.
Nel Novecento, dopo essere stata venduta al Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, ha subito un progressivo abbandono e ripetute espoliazioni, che hanno favorito un incessante degrado.
Nel 2014 l’allora ministro dei Beni Culturali Massimo Bray ha impiegato le sue forze affinché la Reggia venisse riacquistata dallo Stato Italiano, per poi avviare un progetto di restauro e valorizzazione della stessa. Un momento importante questo, che ha consentito alla comunità, per la quale la Reggia aveva un importantissimo valore storico, culturale ed affettivo, di entrare in possesso della sua stessa storia.
Molte le associazioni, i giovani, gli abitanti di Caserta, impegnati nella difesa, nella manutenzione e nella custodia della Reggia di Carditello.
La giornalista de “Il Mattino” di Caserta Nadia Verdile, che ho personalmente avuto l’onore di conoscere, è stata ed è una delle persone che combattono in prima linea per restituire la Reggia al popolo, nonostante quella sia considerata “terra di camorra”, in quanto rappresenta un punto strategico per i loschi affari della malavita. Il suo impegno per la causa, il suo libro “La Reggia di Carditello” ed i suoi articoli su “Il Mattino” che hanno puntato un faro su ciò che, per il malaffare, sarebbe dovuto restare al buio, hanno fatto si che ricevesse diverse minacce di morte, assieme anche a Massimo Bray.
Pochi giorni fa è nata la “Fondazione Real Sito di Carditello” che, citando il suo Statuto, “opera per la promozione della conoscenza, della protezione, del recupero e della valorizzazione del Real Sito di Carditello e delle relative aree annesse”.
Un percorso di rinascita, quindi, per la Reggia che finalmente tornerà ad essere quello che merita: un gioiello che le persone nate e vissute in quelle terre possano ammirare, ma che possa anche favorire il turismo verso questo Paese che tanto ha da offrire agli occhi e al cuore di chi non vi abita.
La Reggia ora è del popolo e ci auguriamo che la Fondazione faccia un buon lavoro e riesca a dimostrare, assieme a tutti quelli che fino ad oggi si sono messi in gioco per Carditello, che la una terra può essere chiamata “terra del malaffare” solo se noi permettiamo che lo sia.
La Reggia di Carditello, un patrimonio che non andrà perso
lunedì 29 febbraio 2016