stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
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G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
Numero 03/2016
Ludovica Morico
27 Giugno 1980.
Giuliana è una bambina di 11 anni. Da Bologna, sta per trasferirsi definitivamente dal papà in Sicilia, per vivere insieme a lui. Ha appena terminato la quinta elementare e, sebbene sarebbe dovuta partire il giorno prima, ha preferito aspettare per essere sicura di portare con sé le pagelle della promozione.
Alberto, 37 anni. Da Bologna, sta andando a Palermo per festeggiare il compleanno di sua figlia, che sarebbe stato due giorni dopo.
Francesco ha 12 anni e si trova a Bologna con tutta la sua famiglia perché la mamma deve subire un intervento a cui non era possibile sottoporsi a Palermo. Deve tornare con sua sorella maggiore in Sicilia, ma al momento di partire il suo fratellino di 10 anni insiste e convince il padre a lasciar partire lui al suo posto. Non ha mai preso l’aereo ed è entusiasta quando sale sul volo ITAVIA IH870 che lo riporterà a Palermo.
Queste tre persone si trovavano tutte su quel volo, partito da Bologna alle ore 20:08 (con due ore di ritardo) per raggiungere Palermo.
Purtroppo questa non è l’unica cosa che li accomuna.
Quel viaggio, sarà l’ultimo della loro vita.
Alle ore 20:59 il volo IH870 sparirà da ogni segnale radar.
I parenti dei passeggeri sono già ad aspettarli in aeroporto, a Palermo, quando gli viene detto che l’aereo risulta disperso. Si, disperso. Non caduto o dirottato. Disperso.
Inizia in quel momento il lungo calvario dei parenti delle vittime di quell’incidente, a cui in seguito è stato attribuito il nome di “la strage di Ustica”, che continua ancora oggi.
Il giorno seguente arriva la conferma: l’aereo è caduto in mare, a 3700 metri di profondità, e sono tutti morti. 77 passeggeri, tra cui 11 bambini e 2 neonati, e 4 dipendenti della compagnia aerea.
81 morti.
Sono state recuperate le salme solo di 38 di loro, e brandelli di corpo di altri 5. Gli altri 38 restano a 3700 metri in fondo al mare.
I parenti delle vittime, come tutta l’Italia, vogliono delle risposte sulle dinamiche dell’incidente. Viene istituita una Commissione Tecnica di Inchiesta dall’allora ministro dei trasporti Formica. L’aeronautica militare sostiene da subito che nel raggio di 50 km non era in corso alcuna esercitazione militare o attività aerea di qualche tipo. Suggerisce subito l’ipotesi di un cedimento strutturale del velivolo, che viene immediatamente scartata in quanto l’aereo era stato regolarmente revisionato la settimana precedente la tragedia, non erano presenti turbolenze nel momento della caduta, il pilota era esperto e non aveva avuto il tempo di avvertire nessuno (cosa che in quei casi accade sempre). Solo una parola, prima dell’incidente. Una parola spezzata a metà: “Gua…”.
Non avevano neanche avuto il tempo di realizzare cosa stava accadendo, i passeggeri e il personale. Non hanno fatto in tempo neanche ad accorgersi che si stavano trovando nel bel mezzo di uno scontro a fuoco. Ebbene si: in tempo di pace, in Italia, un aereo civile è stato abbattuto.
L’inchiesta si ferma subito, in quanto non ci sono i soldi per tirare a galla i pezzi dell’aereo, inclusa la sua scatola nera. I parenti delle vittime dovranno aspettare 8 anni perché venga riportato tutto a galla, nel Maggio del 1988.
Nello stesso anno altri indizi, altri dubbi. Tutti iniziano a capire che qualcuno vuole nascondere la verità sulla strage.
Solo il 28 Gennaio del 2013 la Corte di Cassazione conferma la sentenza d’appello e stabilisce definitivamente che fu un missile ad abbattere l’aereo.
Nel 2007 Cossiga, ex presidente della Repubblica, sostiene che si siano stati degli aerei militari francesi ad aver abbattuto l’aereo di Itavia.
La Francia non risponde, e tutto tace per 36 anni.
Dei documenti della NATO evidenziano come quella sera ci fossero decine di aerei nella zona interessata. Il giudice Priore toglie ogni possibile dubbio: due aerei militari sotto e due provenienti da nord-ovest. Aerei militari, evidenza provata dalla velocità degli stessi. Non si avvicinano all’aereo, confermando l’unica possibile causa di abbattimento: un missile.
Si pensa ad un progetto segreto per assassinare Gheddafi.
Si sa solo che quella sera erano presenti aerei militari inglesi, americani e francesi. Nessuno risponde, tutto tace. Persone che lavoravano nei centri radar quella sera e che potevano essere testimoni preziosi muoiono in circostanze dubbie.
L’unica certezza è che, a meno che non accada un miracolo, fino al 2040 in Francia verrà mantenuto il segreto di Stato. Solo in quel momento verranno aperti gli archivi francesi e sapremo con certezza cosa sia a accaduto quella sera.
Intanto Francesco, che si strazia ancora oggi per i fratelli morti su quel volo, e per aver ceduto il posto al suo fratellino piccolo, pensa che finché non si saprà la verità sarà come se quell’aereo non sia mai caduto o atterrato, ma sia ancora in volo. Nessuno riuscirà quantomeno a provare a trovare la pace fino ad allora. Riguardo il fratellino, in una intervista ad una trasmissione francese, dichiara: “Ha realizzato, forse in eterno, il suo sogno di volo”.
La strage di Ustica: 36 anni di silenzio
lunedì 15 febbraio 2016