stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
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G I O R N A L I S M O I N D I P E n D E N T E
Numero 20/2011
Beatrice Andolina
Nino e Ida uccisi da più di venti anni e ancora c’è il segreto sulle indagini
Questa storia parla di due giovani sposi in attesa di una bambina uccisi a colpi di arma da fuoco e del padre di lui, che testimonia la sua rabbia facendola confluire in questa lunga barba bianca che, per protesta, non taglia più da quel tragico giorno: il 5 agosto 1989.
Nel 2002 Lee Tamahori dirigeva il film “Agente 007 – La morte può attendere”, mostrandoci, ancora una volta, come il più noto fra gli agenti segreti di tutti i tempi, potesse continuare imperterrito a sfuggire alla morte e ai complotti dei poteri forti.
Ma questa è un’altra storia.
La nostra parla di due giovani sposi in attesa di una bambina uccisi a colpi di arma da fuoco e del padre di lui, che testimonia la sua rabbia facendola confluire in questa lunga barba bianca che, per protesta, non taglia più da quel tragico giorno: il 5 agosto 1989 davanti alla villa di famiglia a Villagrazia di Carini.
Ma la storia comincia a giugno dell’89 con l’attentato all’Addaura, nella villa del giudice Giovanni Falcone, quando un certo Gaetano Scotto, boss mafioso condannato per la strage di Via D’Amelio e ancora in carcere ad oggi, fallisce il colpo e si ritrova a pedinare i due giovani sposini – Nino Agostino ed Ida Castelluccio – durante il loro viaggio di nozze.
Due ragazzi semplici e molto innamorati: lei incinta di 5 mesi; lui agente di polizia o meglio “agente speciale infiltrato sotto copertura” – quello che normalmente noi definiremmo un “agente 007” - come attestano alcuni documenti trovati di recente, nell’archivio della Squadra Mobile, inerenti le sue attività antimafia tra le fila dei servizi segreti (SISDE).
Ma attenzione: questo non è mai stato ovviamente confermato da nessuno dei servizi segreti e il “punto sta tutto qui”!
Arnaldo La Barbera ex-questore di Palermo a capo delle indagini del loro assassinio indirizzò tutto sul movente passionale, sequestrando l’agenda, i fascicoli e quanto trovato in casa dei novelli sposi e nell’armadietto di Nino Agostino.
Nella squadra investigativa il funzionario di polizia Guido Paolilli, collega ed amico di Nino - indagato per favoreggiamento, intercettato mentre confessava al figlio di avere distrutto una mole ingente di carte contenute nell’abitazione privata dei coniugi Agostino - probabile “uomo di fiducia” di Bruno Contrada – il capo dei servizi segreti italiani – per il quale testimoniò in difesa nel processo a suo carico.
La notte dell’uccisione di Nino e sua moglie Ida, alcuni ignoti "uomini dello Stato" riuscirono ad entrare nell'abitazione dei defunti e fecero sparire degli appunti che riguardavano delle importanti indagini che stava conducendo Agostino (da Wikipedia).
Paolilli disse un giorno a Vincenzo - padre di Nino - che la verità non gli avrebbe fatto piacere, e che durante la terza perquisizione nella casa del figlio, aveva requisito 6 fogli che avrebbe voluto fargli leggere, ma questo non avvenne mai e comunque negli atti della Squadra Mobile non risultano tre perquisizioni, bensì 2. Vincenzo Agostino, in pubblico ha sempre parlato del biglietto trovato nel portafogli di Nino: «Se mi succede qualcosa, andate a cercare nell’armadio di casa». L’armadio fu trovato ufficialmente vuoto.
Antonio Daloiso l’ex-capo di gabinetto dell'Alto Commissariato antimafia, oggi ex Prefetto in pensione e tale Aiello - agente di polizia - anche lui in pensione, entrambi da pochi mesi inscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo - sembrerebbe avessero contatti con il boss della mafia Gaetano Scotto. Ad asserire questo sono “il bruciato e lo zoppo”, rispettivamente Ignazio D’Antone – condannato per mafia e ancora oggi detenuto – ed il poliziotto Aiello riconosciuto in foto nel 2009 dal pentito Vito Lo Forte - riconoscimento non confermato da Vincenzo Agostino, nel corso di una sua recente testimonianza, rilasciata a seguito di una convocazione per attestare se trattasi dello stesso uomo che pochi giorni prima dell’agguato gli chiese informazioni sul figlio.
Lo Forte sostiene che Daloiso e Aiello facevano parte del complotto per uccidere il giudice Giovanni Falcone nella sua casa di villeggiatura dell'Addaura nel giugno dell'89 e che Nino Agostino era uno “007” infiltrato, ucciso per aver aiutato, Emanuele Piazza a sventare l’attentato al giudice - anche lui giovane “007” che si occupava di scovare i latitanti assassinato con il metodo della lupara bianca nel marzo del ’90. Da recenti indagini mediante una perizia sui DNA, risulta che Agostino e Piazza non erano fra gli attentatori all’Addaura. I genitori di Piazza furono convinti da Arnaldo La Barbera, che Emanuele avesse lavorato con Gianni De Gennaro per ritardare la denuncia di scomparsa del figlio con la scusa di non intralciare le indagini, senza che questi potessero poi neanche piangersi i resti mai ritrovati del giovane figlio.
Il pentito Oreste Pagano, racconta di aver saputo da terzi nel corso del matrimonio di Nicola Rizzuto, in Canada, che Gaetano Scotto, rappresentante dei clan palermitani, aveva ucciso un poliziotto e la moglie per aver scoperto i collegamenti fra le cosche mafiose ed alcuni componenti della questura.
Il Pm Nino Di Matteo sostiene che seppur non ci sia un segreto di stato sul caso dei coniugi Agostino, ci si scontri costantemente con innumerevoli reticenze da parte di uomini delle istituzioni.
Vincenzo Agostino è un uomo pieno di forza e coraggio: ha promesso di non radersi più la barba finché non verrà fuori tutta la verità sulla morte del figlio e di sua moglie, rese inutili dai continui depistaggi, che come “corte coperte”, lasciano intravvedere le falsità ostentate anche a dispetto della ragione umana.
Augusta Schiera, madre di Nino, sempre a fianco del marito, porta avanti insieme a lui un “grido di giustizia”: grande esempio di dignità e forza che va oltre il dolore della perdita di un figlio e della sua giovane famiglia.
Ma quale giustizia si avrebbe se finalmente si trovassero i mandanti dell’omicidio dei coniugi Agostino, considerando che dopo 20 anni i reati commessi dagli stessi potrebbero andare in prescrizione?
Mamma Augusta e papà Vincenzo, io vi starò vicino. Un grande abbraccio a tutti e due.
« Io a quel ragazzo gli devo la vita. » - Giovanni Falcone a un amico commissario il 10 Agosto 1989 al funerale di Nino Agostino e sua moglie Ida Castelluccio.
Le tre giovani vite gli valsero solo per poco meno di 3 anni!
Una barba lunga 22 anni
lunedì 21 novembre 2011