stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E D E N T E
stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E D E N T E
Numero 04/2016
Angelica Basile
Tutti, ma proprio tutti hanno voluto dire la loro sulla vicenda “petaloso”. La parola, utilizzata da un bambino di terza elementare all’interno di un tema, ha stupito talmente tanto la maestra di italiano da spingerla ad inviare addirittura una richiesta all’Accademia della Crusca affinché il termine venisse riconosciuto. L’Accademia ha risposto positivamente e la maestra, fiera e contenta, ha condiviso sul proprio profilo Facebook la lettera ricevuta dai signori del buon gusto dell’italiano. Il post è rimbalzato in pochi secondi su tutti i profili del social network e il fenomeno è diventato virale. Fin qui tutto bene: l’elogio al piccolo Matteo, creatore inconsapevole di un termine dal suono dolce ed il significato diretto, è arrivato da più parti. Giornalisti, linguisti, insegnanti, semplici romantici hanno voluto mandare il loro supporto al bambino.
Il fenomeno, però, ha raggiunto proporzioni inspiegabili. Le prime pagine di quasi tutti i giornali hanno riportato un articolo sul “petaloso”, con approfondimenti interni e ricerche astruse di dietrologie francamente assurde. La rete è impazzita, con improbabili rivendicazioni per il buon Antonio Banderas, creatore del termine “inzupposo” ben prima che la vicenda del piccolo Matteo venisse fuori. (Che poi siamo proprio sicuri che “petaloso” non sia nato proprio perché bombardiamo i bambini con pubblicità e Tv? La nota marca di cui è testimonial l’attore spagnolo non è l’emblema della réclame all’italiana?)
Forse la vera notizia non è che tra una scuola elementare e l’Accademia della Crusca il contatto non sia affatto impossibile. Ma, bensì, il fatto che siamo talmente assuefatti all’informazione 2.0, sintetica, imprecisa, spesso fallata, che non sappiamo più distinguere tra una notizia che conta ed una che non conta affatto. Ci emozioniamo per il dolce Matteo e la sua “petaloso” anche perché ci fa pensare meno a Zika, la crisi migratoria, l’Isis, il tracollo della politica italiana e chi più ne ha più ne metta. A vincere non è stata la lingua italiana o Matteo o l’Accademia della Crusca, ma l’ignoranza, ancora una volta. Non di certo l’ultima.
Se un petaloso fa parlare più della crisi migratoria
lunedì 29 febbraio 2016