stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E D E N T E
stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E D E N T E
Numero 04/2016
Claudio Caldarelli
Migliaia di persone, un esodo senza fine, attraversa il mondo affrontando ogni tipo di pericolo. Aggressioni armate, banditismo, stupro, e ancora, traversare il mare senza barche, su zattere di fortuna o qualsiasi cosa si regga a galla ma che dopo poco affonda o si rovescia. Filo spinato e muri, innalzati dai paesi membri dell’Unione Europea, costruiti apposta per fermarli. Treni fermi alle frontiere, marce di giorni e giorni, sotto la pioggia e il freddo, con i bambini in braccio e poche cose. Mancano del tutto luoghi di sosta e di accoglienza. Muoiono di fame e di freddo, i bambini.
Un corteo senza fine di intere famiglie con bambini, fuggono dalla guerra senza che una guerra sia stata dichiarata. Fuggono dagli inferni del mondo, fuggono e camminano, fuggono e muoiono, fuggono senza meta. Ad attenderli la disumanità degli Stati europei che non li accoglie, li caccia indietro, li lascia morire di stenti. Torna l’Europa dei muri e delle vergogne.
Le immagini che ancora riusciamo a vedere, sono eloquenti, spiegano la questione in tutta la loro drammaticità. Intere popolazioni fuggono da guerre devastanti innescate da meccanismi folli, sostenute dalla stessa Europa che invece di fare la diplomazia della pace, esercita la diplomazia della guerra. Le forniture di armi e logistica sono un affare troppo redditizio per fermarsi difronte al dramma. Le guerre sono ogni giorno più selvagge e cruente, più spietate e rendono la fuga, l’unica opzione di salvezza.
Il mondo ricco, agiato e opulento, cioè l’Europa, si fa da parte, non aiuta e non accoglie. L’Europa si chiude. Innalza muri, barriere, filo spinato. E’ ciò che sta accadendo. Prima annunciato, poi prefigurato e infine deciso da alcuni governi e accettato, in silenzio, da tutti. E l’Europa che non solo a causa della guerra degli altri, ma anche della propria partecipazione a quella guerra, sta creando una marea di popoli in fuga, crede che di poter chiudere le frontiere per risolvere la questione.
Siamo noi, l’Europa ad aver riempito la Turchia, la Grecia, i Balcani, di popoli in fuga. E siamo noi a dire che non va bene, che bisogna contarli, identificarli, fare i certificati, le impronte digitali, magari anche con la forza. Qualcuno pensa anche al numero di serie tatuato sull’avambraccio e ai campi di concentramento. La vergogna si ripete e alimenta se stessa nel silenzio aberrante dei ben benpensanti e degli intellettuali che non si esprimono, incapaci di riflettere ed elaborare una cultura dell’accoglienza, un nuovo modo di pensare che affratelli i popoli del mondo e non li divida tra quelli al di qua del filo spinato e quelli al di la.
Tutti chiudono le porte, le strade, i mari, i porti, le stazioni, tutti chiudono, uno ad uno, piccoli e grandi, che si dicono protagonisti della Storia e parte della Unione Europea. Chiudono le frontiere in modo che nessuno passi. Ognuno crea una tragedia all’altro e tutti le creano ai popoli in fuga dalle guerre che i Paesi che si sentono collocati in un grado superiore della storia, non hanno impedito, non hanno fermato, anzi hanno cominciato a prendervi parte con grande forza distruttiva. L’uso continuo di bombardamenti, ormai non più chirurgici, a cui tutti cercano di prendere parte, per smaltire il surplus di bombe e per favorire le industrie della morte. Bombardamenti che distruggono e cacciano dalle loro case persone, donne e bambini, quelli che sopravvivono, e che nessuno dei portatori di guerra (Europa) vuole ai loro confini e nemmeno nei campi profughi. La disumana Europa dei muri e del filo spinato, sta dando il peggio di se.
Muri e filo spinato sono barbarie
lunedì 29 febbraio 2016