stampa critica
G I O R N A L I S M O I N D I P E D E N T E
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G I O R N A L I S M O I N D I P E D E N T E
Numero 03/2016
Giovanni Antonio Fois
Spesso, leggendo il giornale del mattino o seguendo il notiziario in TV, sentiamo parlare di una nuova e temibile malattia che in breve tempo metterà a rischio la salute delle persone. Cresce la preoccupazione, naturalmente, e si pongono una serie di domande. Quali sono i rischi effettivi? Quante persone sono già state contagiate? Quali le vie di trasmissione? Ma soprattutto, dove sta succedendo tutto questo? Se il virus è stato segnalato in un qualche posto sperduto dall'altra parte del mondo, magari in un'isola del Pacifico o nell'Africa nera, ci arroghiamo il diritto di sentirci meno preoccupati. Ma se il pericolo comincia a minacciare le capitali del Vecchio Continente, allora sì che è arrivato il momento di allarmarsi. È stato il caso della febbre aviaria che, finché rimaneva confinata nel continente asiatico, destava poche preoccupazioni. Tuttavia, non appena l'emergenza ha varcato i confini europei, è cresciuta l'agitazione e gli stessi media non hanno parlato d'altro per mesi.
In questi giorni, la notizia del famigerato virus Zika sta ripercorrendo lo stesso tortuoso percorso. Fino a poche settimane fa nessun europeo, salvo gli specialisti del settore, aveva mai sentito nominare lo Zika, virus trasmissibile tramite la puntura di zanzara che provoca la febbre denominata appunto Zika. Presente in Africa, America Latina e alcune zone asiatiche, il virus provoca sintomi simili a quelli di una leggera influenza. Mal di testa, stanchezza, un po' di febbre per due o tre ore. Un contagiato su quattro non si accorge nemmeno di aver contratto il virus. Ma allora perché il virus Zika è così temuto? Recenti studi hanno trovato una correlazione tra lo Zika e casi di microcefalia nei neonati in alcuni ospedali brasiliani. Così, tutto d'un tratto, vengono segnalati altri casi anche nel mondo occidentale: i primi di febbraio il primo caso in Texas, una settimana dopo in Spagna e pochi giorni fa a Rimini. Eppure il virus non è stato scoperto l'altro ieri. Fu isolato infatti nel 1947 da un esemplare di macaca mulatta presente nella Foresta Zika dell'Uganda, e successivamente nel 1968 fu isolato per la prima volta in esseri umani in Nigeria.
Sebbene gli studi effettuati non hanno ancora appurato le correlazioni tra il virus e i casi di microcefalia, il semplice fatto che i media hanno saputo trattare la notizia col loro tono sensazionalistico ha dato in pasto all'opinione pubblica una forte dose di ansia e preoccupazione, riportando il virus Zika alla ribalta, come se fosse stato scoperto solo ieri. Cresce allora la psicosi collettiva e gli organi d'informazione fanno la loro parte. Ad esempio "Il Caffè", un giornale del Canton Ticino, riporta un'intervista a due genitori di un bambino svizzero di due anni, affetto da microcefalia, così titolata: "Nostro figlio è il primo svizzero vittima della Zika".
Virus Zika: è arrivato il momento di preoccuparsi?
lunedì 15 febbraio 2016